14 dicembre 2010

Anche la Tecnimont abbandona Torino, le autorità locali si impegnino a fermare l'esodo delle grandi imprese dalla nostra città!

Gioventù Italiana Torino esprime la propria solidarietà ai 353 lavoratori che la Maire Tecnimont ha ingiustamente deciso di mettere in cassaintegrazione in consuguenza della chiusura della sede di Torino.


Chiediamo anche ai rappresentanti delle istituzioni locali, in particolare al presidente della regione Roberto Cota viste le promesse elettorali di pochi mesi fa, un maggiore impegno nella difesa dei posti di lavoro sul territorio piemontese.

6 dicembre 2010

Contro le morti bianche, lavoratori a testa alta

In occasione del terzo anniversario dalla tragedia dell'acciaieria ThyssenKrupp, Gioventù Italiana Torino intende ricordare i sette operai(Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, osario Rodinò e Giuseppe De Masi) che persero la vita nell'incendio verificatosi all'interno dello stabilimento.
Gioventù Italiana Torino chiede che tale episodio serva da esempio affinchè d'ora in avanti venga adottata, parte della classe dirigente, una nuova politica in cui vengano rispettate le norme necessarie per la sicurezza e la tutela dei lavoratori.
Gioventù Italiana Torino chiede che la magistratura faccia il proprio doverein modo che l'amministratore delegato della ThyssenKrupp, responsabile di quanto accadde tre anni fa nello stabilimento, risponda in sede giudiziaria delle accuse ad egli imputate.
Gioventù Italiana Torino intende anche esprimere la propria solidarietà agli altri trenta operai della ThyssenKrupp che si trovano tuttora in cassaintegrazione e che per inizio 2011 potrebbero trovarsi in mobilità.

20 novembre 2010

GIOVENTU' ITALIANA DA IL "BENVENUTO" A TORINO A GIANFRANCO FINI

Venerdì sera, 19 novembre, un manipolo di Gioventù Italiana ha dato il suo "benvenuto" a Torino al presidente della camera che è venuto a presentare il suo nuovo movimento politico, futuro e libertà. E' stato esposto uno striscione all'ingresso del teatro, tra gli sguardi attoniti e sbigottiti dei sostenitori finiani, riportante: IMMIGRAZIONE, FAMIGLIA, EUTANASIA...DOVE SONO FINITI I TUOI VALORI ?!? La presenza delle bandiere de La Destra e di G.I. ha surriscaldato l'animo di qualche attempato finiano, ma tutto è stato riportato prontamente all'ordine dall'intervento dei nostri militanti. L'azione proseguiva nell'immediato ingresso del teatro, di modo che "tutti" potessero sentire con il comizio del Segretario Regionale di G.I. Piemonte Alessandro Balocco. Ancora una volta è stato ribadito che l'unica Destra in grado di rappresentare in pieno le legittime aspirazioni del Popolo italiano è La Destra di Francesco Storace!
E' stato ricordato a tutti i presenti che in nome dell'antiFascismo tanto sbandierato dal presidente della camera sono stati ammazzati tanti ragazzi di Destra che avevano l'unica colpa di militare nel Movimento Sociale Italiano di cui Fini è stato anche segretario. Alle proposte di cittadinanza rapida e di diritto di voto per gli immigrati abbiamo risposto con la preferenza nazionale e con la certezza della pena per gli stranieri che delinquono e che devono scontare tali pene nelle carceri dei loro vari paesi di provenienza, alla deriva laicista abbiamo controbattuto con la consapevolezza delle nostre radici cristiane e con la difesa della sacralità della vita in ogni sua forma. La Famiglia è l'unione di un uomo e di una donna che ha come fine la procreazione e l'educazione dei nuovi cittadini di domani, e non i surrogati che vengono proposti da più parti oggi, che altro non sono e saranno che il cavallo di troia per il riconoscimento delle coppie omosessuali.
Non esiste, e non esisterà mai una Destra, che non affondi i suoi valori, e che non animii la sua azione nel trinomio DIO-PATRIA-FAMIGLIA.
Fini ritiene – come ha detto recentemente a “Vieni via con me” su Rai Tre – che il concetto di Patria è cambiato, che la Patria è di tutti, è la Patria degli extracomunitari. Noi la pensiamo diversamente. La Patria è prima di tutto degli Italiani. Chi non la pensa in questa maniera non è di Destra, Fini non è di Destra e Futuro e Libertà non è un partito di Destra. I valori della Destra, oggi, sono rappresentati esclusivamente dal partito di Francesco Storace.

19 novembre 2010

Tappezzata la città di manifesti anti-Fini

 


















Nella notte di giovedì 18 novembre Gioventù Italiana, movimento giovanile de La Destra di Storace, ha tappezzattola città di Torino con centinaia di manifestini ironici sulla figura del Presidente della Camera Gianfranco Fini. Questa azione a cui ne seguiranno altre è stata compiuta per dare il benvenuto a Torino al presidente Fini che domani sarà nel capoluogo regionale a presentare il suo movimento.

Come si evince dal manifesto si propone la candidatura di Fini a leader del Partito Democratico, quella che potrebbe apparire come una provocazione ironica è invece la constatazione di una amara verità. Futuro e Libertà si vanta di essere un partito di destra moderna, ma di cosa stiamo parlando? Non può essere considerato di Destra un partito che ha come leader un uomo che afferma che l'antiFascismo è un valore quando in nomr di esso sono stati ammazzati tanti giovani di destra. Non possono essere valori di destra il voler dare la cittadinanza rapida e il diritto di voto agli stranieri, non può essere di destra chi nega la sacralità della vita e mistifica la Famiglia proponendo pacs e tutte quelle unioni che vanno a minare l'ordine naturale delle cose.
I valori su cui si fonda FLI sono improntati alla tradizione laica e liberaldemocratica, il che li pone al di fuori dell'alveo naturale della destra che solo il movimento politico di Francesco Storace rappresenta oggi in Italia.

15 novembre 2010

Più sicurezza per San Salvario!

Gioventù Italiana Torino intende esprimere la propria solidarietà nei confronti della pattuglia dei Carabinieri che la sera del 13/11/2010, nel quartiere di San Salvario a Torino, è stata vittima di una barbara aggressione da parte di un gruppo di anarchici, mentre i militari erano impegnati a placare una rissa scoppiata tra un gruppo di extracomunitari della zona.
Gioventù Italiana Torino chiede che i Carabinieri vengano maggiormente tutelati nel proprio lavoro, specie in quartieri come San Salvario, e invita il Comune di Torino a non tollerare ulteriormente, più di quanto non sia già stato fatto, i "facinorosi" dell'area antagonista , i quali non risultano affatto nuovi di fronte ad espisodi simili.


Gioventù Italiana Torino chiede maggiore impegno da parte delle Forze dell'Ordine e delle istituzioni locali affinchè vengano preservati l'ordine pubblico e la sicurezza a beneficio dei cittadini.

13 novembre 2010

PRIMA GLI ITALIANI

Stamane in via Garibaldi, nel cuore di Torino, alcuni millitanti di Gioventù Italiana hanno allestito un gazebo ed hanno effettuato una fruttuosa raccolta firme in favore della proposta di legge sulla Preferenza Nazionale promossa dal partito La Destra.

4 novembre 2010

La Cultura del Rispetto

Nella serata di ieri, Gioventù Italiana ha attuato un volantinaggio di protesta nei confronti delle persone che intendono servirsi del nome di Ugo Martinat come civetta per dare risalto al proprio nuovo e luccicante circolo. Stiamo parlando delle persone che intendono intitolare all'ex missino il circolo di FLI a Torino.
La scelta delle persone che si è deciso di servire personalmente non ci riguarda.
Ognuno è libero di degradarsi moralmente e idealmente per andare alla ricerca del facile e ben pagato trono, anche arrivando a mettersi agli ordini di un uomo i cui valori hanno come unità di misura l'euro.
Come si dice, ogni rifiuto finisce nel bidone a lui adeguato.
Non c'è tuttavia giustificazione nel voler sfruttare il nome di Ugo Martinat per beceri motivi pubblicitari.
Non lo è la mancanza di argomenti e di cavalli di battaglia che non siano quelli che passa il giornaletto scandalistico del momento.
Non lo è la sfacciataggine di ritenere che tutto sia permesso, anche usurpare sotto il vuoto titolo di "omaggio" il nome di un defunto, pur di farsi riempire di facili lodi da chiccessia o dal compiacente di turno.
Se qualcuno pensa che Gioventù Italiana sarebbe rimasta in silenzio davanti a questo insulto, si è sbagliato.
Martinat è stato l'ultimo grande ex missino.
Utilizzarne il nome per pubblicizzare questa presunta destra moderata, antifascista e iperliberale è semplicemente un abominio.

28 ottobre 2010

Gli operai non devono pagare per gli errori dei dirigenti F.I.A.T.!

Nella giornata di ieri Gioventù Italiana e il Fronte Ribelle Torino hanno di comune accordo messo in atto un'azione di protesta nei confronti di Sergio Marchionne, A.D. della F.I.A.T. All'azione, un volantinaggio svoltosi davanti alla direzione aziendale del Lingotto ed alla F.I.A.T. Mirafiori, hanno partecipato anche alcuni esponenti di Gioventù Italiana Carmagnola.
Il volantino:

nasce come atto benemerito, in quanto il volantinaggio è stato effettuato principalmente a scopo terapeutico, verso un personaggio, Marchionne, che con l'aumentare degli anni sta evidentemente dimenticando cos'è stata l'Italia per la F.I.A.T.
Questo volantino vuole aiutare l'amministratore a ricordare. A ricordare come negli anni di crisi dell'azienda lo Stato ci sia sempre stato.Come l'italiano ci sia sempre stato, versando tributi su tributi perchè quest'azienda che gloriosamente si definisce italiana potesse andare avanti.
Come ha ringraziato quest'azienda?
Puntando sull' Italia e sul popolo, che su di essa avevano a loro volta puntato?
No.
Ha ringraziato cassaintegrando.
Portando lavoro in altri paesi pagando con i soldi degli italiani.
Delocalizzando la produzione fuori dal territorio, risparmiando anche solo un tozzo di pane pur non di non riconoscere la giusta retribuzione all'operaio italiano.
Gli operai assunti lo erano a tempo per il presunto interesse economico dell'azienda, che li succhiava come si farebbe con un uovo alla coque e poi buttava il guscio.
Si è arrivati a dichiarare che l'Italia è un peso. Un'appendice da buttar via, che senza si starebbe meglio. Una stampella che usurata per il troppo uso è diventata inutile e dannosa.
Una persona almeno coerente o consapevole avrebbe sicuramente la decenza di risparmiarsi certe affermazioni. Se lui non lo ha fatto è perchè evidentemente non ricorda o non sa.
Non ricorda come l'azienda non sia sua, non sia dei vari incravattati che si trovano ai vertici.
L'azienda è nata, è cresciuta ed è sopravvisuta in Italia, e adesso e per sempre è sangue e carne degli italiani stessi. È su di loro che si dovrebbe investire, invece di prenderli in giro ed usarli come fossero ingranaggi senz'anima da buttar via quando troppo usurati e anneriti.
Il manifesto ha lo scopo di ricordare al povero smemorato Marchionne che se lui può permettersi certe dichiarazioni, è perchè le persone e il paese che per anni ha spremuto e che ha appena deprecato sono coloro che gli hanno permesso di trovarsi dov'è adesso.

15 ottobre 2010

Il 6 novembre, La Destra e Gioventù Italiana a Roma, con le nostre bandiere‏

Dopo l'Esecutivo Nazionale di martedì scorso l'incontro è ufficiale. La Destra avrà la sua grande manifestazione nazionale che avverrà il 6 novembre all'Eur, nel salone delle Tre fontane, all'ombra della magnifica scenografia architettonica di quel luogo e nel ricordo del nostro Primo Congresso Nazionale, che li celebrammo.
Ora sono tempi maturi per tirare le somme di questi 3 intensi anni di lavoro e per gettare le basi del nostro futuro. Tante cose sono cambiate dalla nostra nascita e il panorama politico ci riserba nuove e avventurose sfide a cui non possiamo sottrarci.
Con il nostro Segretario Nazionale On Francesco Storace, vivremo insieme una giornata di dibattito interno e di confronto con la Dirigenza Nazionale. Ci saranno numerosi ospiti esterni che veranno a trovarci e che nelle prossime ore ufficializzeremo nel programma che verrà pubblicato sugli organi di stampa del partito.
Essere presenti non sarà solo un occasione per rivederci tutti, ma anche per condividere insieme le scelte che la nostra comunità dovrà attuare e che dovrà concretizzare per rendere più forte e più solida la nostra posizione, politica e sociale.
C'è un popolo, come quello italiano, che si aspetta da noi di essere rappresentato. Ci son ancora tanti cittadini onesti che vogliono un partito a cui rivolgere la propria fede e le proprie speranza. Quel partito deve essere La Destra, dobbiamo essere noi.
Noi non abbiamo indagati da nascondere o condannati da proteggere. Noi non abbiamo passati ambigui o interessi da tutelare. La Destra è il volto nuovo di questa politica, è la faccia pulita che può guardare gli italiani negli occhi, tutti, senza alcuna vergogna.
Vi aspetto tutti numerosi a questo ennesimo fantastico evento, sono certo che nella folla potremmo riconoscerci e abbracciarci, come sempre.

Gianni Musetti
Segretario Nazionale
Gioventù Italiana Con la Destra

Informazioni per accreditamento pullman da tutta Italia: seinovembre@gioventuitaliana.org
Informazioni sul programma: http://www.ladestranews.it
Informazioni su evento: segreteria@la-destra.it tel 0632650421 fax 06 3202391

Dove arrivare: http://maps.google.it/maps?f=q&source=s_q&hl=it&geocode=&q=Salone+delle+Fontane,+E.U.R.,+Roma&sll=41.898878,12.473247&sspn=0.000508,0.001206&ie=UTF8&hq=salone+delle+fontane&hnear=EUR&ll=41.836748,12.46857&spn=0.003869,0.009645&t=h&z=17

21 settembre 2010

BLITZ GIOVENTU' ITALIANA DAVANTI AL TRIBUNALE DI TORINO


Stamane, 21 settembre 2010, Gioventù Italiana movimento giovanile de La Destra di Storace ha eseguito un blitz di protesta all'ingresso del tribunale.
Sono stati accesi fumogeni colorati, che hanno formato il Tricolore simbolo sacro ed eterno di una Patria che mai potrà essere divisa.
Un lungo striscione riportante la dicitura "SONO FIGLIO DI UN OPERAIO...SE LANCIO UN FUMOGENO MI ARRESTI???", racchiude lo spirito che anima i giovani militanti nella loro azione di protesta.
Gioventù Italiana agisce alla luce del sole, al contrario di quella mano "rossa" che con il favore dell'oscurità ha imbrattato la sede della CISL con la scritta 10-100-1000 fumogeni come da peggior tradizione della sinistra comunista italiana.
Con questa azione non intendiamo assolutamente difendere un sindacato che sembra aver perso la propria ragion d'essere, che invece di tutelare i diritti del lavoratori e il sacrosanto diritto della classe lavoratrice di partecipare agli utili di impresa, sembra sempre più essere un' appendice di confindustria.
Se la legge è uguale per tutti, tanto più lo deve essere l'applicazione della stessa. Non ci possono e non ci devono essere figli di magistrati e figli di NN.
Non si può più assistere impotenti nel vedere una città importante come Torino ostaggio di poche decine di facinorosi che all'ombra di uno straccio rosso si permettono di fare e disfare a loro piacimento qualunque cosa con la complicità di una giustizia che arriva puntualmente in ritardo e di una amministrazione comunale che sembra non voler affrontare alla radice l'annoso problema.

Alessandro Balocco
Segr.Reg. Gioventù Italiana

1 giugno 2010

SOLIDARIETA ALLA FLOTTA "FREE GAZA", MANTICA SI DIMETTA!


Gioventù italiana esprime piena solidarietà nei confronti delle associazione Free Gaza e di tutto il popolo palestinese vittime dell'attacco terroristico e il conseguente massacro eseguito dalle forze militari israeliane.Questo brutale atto è solo l'ultimo di una sanguinosa serie di attacchi lanciati da uno Stato che ad oggi ha come unico scopo quello di spazzare via ogni insediamento palestinese da Gerusalemme.Ci auguriamo che a seguito di questo barbaro e folle attacco l'intera comunità internazionale apra gli occhi su quanto sta accadendo in medio oriente e sulla politica di un paese quale è Israele.
Inoltre riteniamo completamente fuori luogo ed assurde le dichiarazioni del Senatore Alfredo Mantica attuale Sottosegretario agli Esteri, secondo il quale la spedizione della flotta pacifista "Free Gaza" era "una voluta provocazione" e la reazione israeliana era inevitabile.Dopo queste dichiarazioni il Sen. Mantica dovrebbe dimettersi dall'incarico perchè non più compatibile con il ruolo di rappresentante dell'Italia all'estero

2 maggio 2010

29 APRILE IN RICORDO DI SERGIO RAMELLI, ENRICO PEDENOVI E CARLO BORSANI


Giovedi 29 Aprile una delegazione di Gioventù Italiana Torino si è recata a Milano per partecipare al corteo in memoria dei Camerati Sergio Ramelli, Enrico Pedenovi e Carlo Borsani, vigliaccamente assassinati da bande di comunisti.
Il corteo silenzioso e solenne ha visto la partecipazione di oltre 1000 persone ed è terminato con il "PRESENTE"! e la deposizione di 3 corone di fiori in memoria di questi nostri martiri.

G.I. Torino





25 marzo 2010

GIOVENTU ITALIANA SOSTIENE "LA DESTRA" ALLE ELEZIONI REGIONALI DEL 28-29 MARZO



Ben quattro sono gli esponenti di Gioventù Italiana che prenderanno parte alla competizione per le elezioni regionali nella lista de "La Destra" per la Provincia di Torino
  • Pulli Emanuele, vice segretario regionale di Gioventù Italiana e Consigliere universitario nella facoltà di Scienze Politiche a Torino.

  • Santaniello Mario, Responsabile di Gioventù Italiana a Piossasco (To).

  • Moggi Giuliano, Consigliere del Comune di Treville (Al).

  • Corrao Caterina, militante.

Gioventù Italiana Piemonte ringrazia il segretario regionale de "La Destra", nonché capolista alle elezioni regionali, Giuseppe Lonero per l'opportunità concessa ai propri militanti.

8 febbraio 2010

GIOVENTU ITALIANA PRESENTE ALLA FIACCOLATA IN ONORE DEI MARTIRI DELLE FOIBE

Torino sabato 7 febbraio
Una nutrita delegazione di Gioventù Italiana (movimento giovanile de La Destra) ha partecipato al corteo-fiaccolata organizzato dall'Associazione Casa Pound in onore dei martiri delle foibe.
I nostri militanti si sono posizionati a metà corteo esponendo uno striscione che recitava "unica colpa: essere italiani!" in ricordo di tutti i nostri connazionali uccisi dalla follia e dalla violenza partigiana.
"La nostra comunità militante ha sempre onorato il "giorno del ricordo" delle vittime delle foibe con proprie iniziative. Quest'anno, invece, abbiamo deciso di aderire a questa grossa manifestazione piuttosto che organizzare autonomamente una nostra commemorazione, in segno di unità e con spirito di collaborazione" ha dichiarato il segretario provinciale di G.I. Valerio Ramini.
La manifestazione, silenziosa e partecipata da oltre 150 persone, si è conclusa presso la lapide di Corso Cincinato dove, dopo la deposizione di una corona di fiori, hanno preso la parola gli organizzatori di Casa Pound, Sergio Vatta dell'Associazione degli esuli istriano-dalmanti ed il nostro Segretario Regionale de La Destra Giuseppe Lonero.

5 febbraio 2010

GIOVENTU ITALIANA RICORDA I MARTIRI DELLE FOIBE

Molto probabilmente molti, al sentire pronunciare per la prima volta la parole “foibe” si saranno chiesti che cosa essa volesse dire e a quale realtà facesse riferimento. Forse nella mente dei migliori conoscitori della conformazione geologica del territorio italiano sarà tornato il ricordo di quelle voragini rocciose tanto diffuse nel territorio istriano, che appunto con questo nome vengono definite. Pochi solamente saranno stati coloro che invece avranno ricordato che, oltre ad solco nel terreno, la parola “foibe” ricorda anche una delle pagine più dolorose della nostra storia, una pagina destinata a lasciare nel cuore di ogni italiano un solco assai più profondo.
Le foibe sono, è vero, dei “solchi” nel terreno, appunto, delle voragini di roccia a forma di imbuto rovesciato profonde fino a 200 metri, risultato dell’erosione dovuta allo scorrere dei fiumi e dei torrenti, tanto numerosi nella regioni del nord-est della nostra penisola. E le foibe, nulla più di questo rimasero sino al 1943, data in cui, in seguito all’armistizio dell’8 settembre, esse iniziarono ad essere usate per assassinare, gettandoveli dentro, il maggior numero possibile di persone, ree di morte per essersi macchiate del terribile crimine di essere fascisti!
Fino al 1946, le bande di partigiani titini, assai spesso sostenute ed aiutate dalla formazioni partigiane italiane, continuarono a punire in questa maniera le loro vittime, dapprima limitandosi al territorio istriano, per poi passare, fiere del loro operato, all’intera regione di Trieste e della Venezia Giulia. Convinti che una semplice eliminazione fisica non fosse sufficiente per chi si era macchiato della disdicevole infamia di essere fascista (o anche solo italiano!), queste bande si prodigavano in modo da umiliare quanto più possibile le loro vittime, prima di ucciderle gettandole nelle foibe. È così, per questo spietato desiderio di oltraggiare coloro che il loro giudizio non considerava degni nemmeno d’esser uomini, che presero il via alcune delle più abominevoli pratiche di tortura che il nostro Paese abbia conosciuto. Di frequente le vittime, prima d’essere ammazzate, venivano fatte oggetto di una spasmodica caccia all’uomo e, una volta trovate, strappate alle loro famiglie, accecate, mutilate, evirati gli uomini, stuprate le donne, torturate, oltraggiate, tormentate e seviziate! Dopo questi supplizi i più erano fucilati e “infoibati”, ma non mancavano casi in cui essi erano legati col filo spinato insieme ad un cadavere, di uno sconosciuto o di un loro familiare che fosse, e gettati ancora vivi nei crepacci, a perire, nel migliore dei casi, per l’impatto della caduta, oppure a soffrire una lenta morte di fame e di stenti.
Aprendo il libro di scuola su cui avete studiato non troverete nulla su questo argomento. Esso è stato per decenni oscurato alla memoria degli italiani, perché vergognoso e sconvolgente aspetto di quella tanto idealizzata resistenza trionfalmente osannata dalla “cultura” italiana del dopoguerra. Per tanti anni il mondo è stato volutamente tenuto all’oscuro di questi eventi, così come si è fatto di tutto per insabbiare la memoria delle migliaia di persone che furono deportate nei campi di concentramento di numerose località della Jugoslavia. In sessant’anni pochi temerari hanno osato riportare alla luce le testimonianze raccolte su questi fatti. A decenni dai loro barbari assassini, un numero enorme, che mai sarà conosciuto, di vittime militari e civili, uomini, donne e bambini italiani, aspetta ancora la giustizia che gli è stata negata.
Non basta istituire una giornata della memoria, bisogna imparare dalla storia!

MAI PIÙ VIOLENZA! MAI PIÙ ANTIFASCISMO!
Antonio Giulianelli

28 gennaio 2010

I ROM NON SONO RUMENI

Riceviamo e pubblichiamo... Ringraziamo Costel Antonescu (Nazionalista Romeno) per il contributo.

Gli zingari in Italia, come nel resto del mondo, rappresentano una comunità eterogenea, dalle mille sfumature e dalle mille espressioni.Mille sono anche gli anni della storia degli zingari divisi essenzialmente in tre gruppi principali: Rom, Sinti e Kalé (gitani della penisola iberica).

A questi gruppi principali si ricollegano tanti gruppi e sottogruppi, affini e diversificati, ognuno con proprie peculiarità.Essi hanno un'origine comune, L'india del nord e una lingua comune, il romanès o romani ©hib diviso in svariati dialetti. L'opinione pubblica, che dei Rom e Sinti conosce poco o niente, tende a massificare e a confondere i diversi gruppi zingari, soprattutto tende a condannare e ad emarginare senza capire.

La popolazione zingara in Italia rappresenta lo 0,16% circa dell'intera popolazione nazionale essendo stimati in un numero di persone compreso fra le 80.000 e le 110.000 unita. Sono presenti solo Sinti e Rom con i loro sottogruppi. I Sinti sono soprattutto insediati nel nord dell'Italia e i Rom nell'Italia centro-meridionale. Essi rappresentano gli zingari di antico insediamento a cui hanno aggiunti vari gruppi zingari di recente e di recentissima immigrazione. Circa 1'80% degli zingari che vivono nel nostro Paese hanno la cittadinanza italiana, il 20% circa e rappresentato da zingari extracomunitari, soprattutto provenienti dai territori della ex-Jugoslavia. Circa il 75% e di religione cattolica, il 20% di religione musulmana e il 5% raggruppa: ortodossi, testimoni di Geova e pentecostali.

L'arrivo in Italia
L'origine indiana degli zingari si è scoperta nel XVIII secolo attraverso lo studio della lingua zingara. Con lo studio filologico si è potuto ricostruire ipoteticamente l'itinerario seguito dagli zingari nel loro lungo cammino in quanto essi prendevano a prestito parole dai popoli con cui venivano a contatto. Dall'India del nord sono arrivati in Europa attraverso la Persia, l'Armenia e l'Impero Bizantino. Dai Balcani si sono diramati in tutta Europa, arrivando anche in Russia e, con le deportazioni, nelle Americhe e in Australia. Sono molti gli studiosi che credono che i Rom abruzzesi, fra i primi gruppi zingari arrivati in Italia, siano arrivati attraverso l'Adriatico provenienti dalle coste albanesi e greche, probabilmente per sfuggire alla repressione dei turchi ottomani. A sostegno di tale tesi si e fatto riferimento all'assenza nella parlata dei Rom abruzzesi di termini tedeschi e slavi. Ma si può obiettare: i turchi ottomani conquistarono tutta la Grecia e l'attuale Albania fra il 1451 e il 1520 (L. Piasere), mentre i Rom in Italia arrivarono molto tempo prima (il primo documento che attesta l'arrivo degli zingari e del 1422 ma ci sono molti indizi che inducono a credere che i Rom arrivarono ancora prima); i Rom abruzzesi hanno nella loro parlata sia termini tedeschi come tiÒ, glàse, brèg (ted. tiÒch = tavolo, glas = bicchiere, berg = montagna), sia termini serbo croati come plaxtà = lenzuola (s.c. phahta), niÒte = nulla (s. c. nista), a Òtar = catturare, afferrare (s.c. staviti), nikt (nikkete) = nessuno (s.c. nikto), a pukav. = fare la spia, denunciare (s.c. bukati), po (pro) = per (s.c. po); inoltre, perché i Rom con le loro carovane avrebbero dovuto viaggiare per via mare, via a loro scomoda, inusuale e all'epoca minacciata dai turchi, se per secoli avevano dimostrato di spostarsi con sicurezza e rapidità per via terra? Tutto ciò induce a credere che il grosso dei Rom abruzzesi sia arrivato in Italia dal nord per via terra, proveniente, dall'Albania o dalla Grecia, attraversando la ex-Jugoslavia e territori di lingua tedesca. Non è da escludere che effettivamente piccoli nuclei siano arrivati in Italia attraverso l'Adriatico assieme ad altre minoranze come Serbo -Croati e Albanesi. Tutto è comunque ancora da provare. Da questa piccola introduzione si può ben comprendere come sia difficile ricostruire la storia dei Rom sia perché i documenti a disposizione sono pochi ed incompleti sia perché i Rom non hanno lasciato nessuna testimonianza scritta. La storia dei Rom é una storia che non nasce dall'interno della sua comunità proprio perché essi rappresentano un popolo senza scrittura che affida alla "memoria" e alla tradizione orale il compito di trasmettere la propria storia e la propria cultura. La storia dei Rom è fatta dai Caggé (non zingari) attraverso le osservazioni di quanti ai Rom si sono in qualche modo interessati per la curiosità e la meraviglia che suscitavano o attraverso le disposizioni delle autorità pubbliche. Così dalla lettura delle Cronache del XV secolo si possono ricostruire sommariamente gli itinerari seguiti dagli zingari in Europa. Il primo documento che segnala l'arrivo degli zingari in Italia è quello del 18 luglio 1422, un'anonima cronaca bolognese contenuta nella Rerum Italicarum Scriptores di Ludovico Antonio Muratori: "A di 18 luglio 1422 venne in Bologna un duca d'Egitto, il quale aveva nome Andrea, e venne con donne, putti e uomini del suo paese, e potevano essere ben cento persone...... " Dalle "grida" e dai bandi che dal 1500 si sono susseguiti fino al 1700 si possono dedurre le politiche attuate dalle autorità nei confronti degli zingari: politiche di espulsione, di reclusione, di repressione, di deportazione, ovvero politiche votate al più completo rifiuto. (Attualmente siamo nella fase della politica di assimilazione).

I Rom abruzzesi
I Rom abruzzesi, con cittadinanza italiana, rappresentano dunque uno dei primissimi gruppi zingari arrivati in Italia e grazie alla lunga permanenza sono relativamente più inseriti nel contesto sociale ed economico della società maggioritaria rispetto ad altri gruppi di recente immigrazione. In passato le attività principalmente esercitate erano quelle che lasciavano spazio all'essere e alla creatività e quelle che facilitavano i rapporti umani. Da qui l'attività di musicisti, di fabbri calderari, di commercianti di cavalli, di lavoratori di metalli. Il progresso tecnologico, il boom economico, lo sviluppo delle attività industriali hanno soppiantato le attività tradizionali e la maggioranza dei Rom ha dovuto operare una riconversione economica, ma il modo di porsi di fronte alla vita e di interiorizzarla e soprattutto la struttura sociale dei Rom e rimasta nei secoli pressoché immutata. L'istituzione fondamentale su cui si regge la società romanes e la famiglia, intesa nel senso più ampio, come gruppo cioè che si riconosce nella discendenza da un antenato comune. Da sempre oggetto di violenza i Rom hanno rafforzato i rapporti endogamici e i vincoli di solidarietà familiare, mantenendo invece verso l'esterno un atteggiamento ostile. Vi è in questo un profondo senso di sfiducia e un'intima esigenza di difesa. Il sistema sociale e vissuto nelle profonde componenti umane, basato essenzialmente sul severo rispetto delle norme etico-morali che regolano e disciplinano la comunità romanes per garantire ai singoli individui la piena integrazione. Essi tutelano la dignità e l'onore del Rom. Non esistono classi o gerarchie sociali se si esclude quella semplicistica di ricchi e poveri, cosicché anche il più ricco e in relazione con il più povero e viceversa in base ad un principio di eguaglianza che riflette una ottica di vita di tipo orizzontale. In questo contesto il Rom abruzzese si sente parte di una totalità singolare che lo porta a differenziarsi sia dai caggé (non zingari) sia dagli altri gruppi zingari (Rom stranieri, Sinti, Kalé). ciò si traduce in un proprio stile di vita con modi proprio di esprimersi e di comportarsi. Alcune norme sono vincolanti, ad esempio: alle romniá abruzzesi non e assolutamente consentito dall'etica romanès di fumare, di indossare pantaloni, di truccarsi, di indossare costumi da bagno al mare, di giocare d'azzardo. Le donne che vogliono avere una buona reputazione ed intendono essere rispettate dai Rom si adeguano al rispetto di tali norme morali, che non le confonde con gli altri. Un Rom si sente perfettamente sicuro in seno alla sua comunità, costituita dall'insieme di tanti singoli gruppi parentelari dove non esistono né regine né tantomeno re come invece tende a far credere il sensazionalismo giornalistico che copre con la fantasia e l'immaginazione le proprie carenze informative. In mondo romano vien perciò presentato o in termini mitologici o in termini criminalizzanti, l'una e l'altra forma sono delle distorsioni che alterano il mondo zingaro producendo stereotipi negativi e pregiudizi di cui i Rom restano vittime. La sicurezza del Rom deriva dalla tradizione che lo pone sicuro di fronte al futuro e dalla coesione, che lo pone sicuro davanti all'imprevedibile. Tutto ciò si traduce in un forte equilibrio psicologico. Le relazioni ben strette fra educazione, coesione ed equilibrio psicologico sono minacciate con i contatti conflittuali esterni. Si pensi ad un bambino Rom che frequenta la scuola pubblica: entrare a contatto con una realtà che presenta dei modelli di vita funzionale alla società maggioritaria a cui e difficile per lui adattarsi, gli provoca inevitabilmente uno smarrimento in quanto è costretto ad operare una difficile scelta che nella maggior parte dei casi lo induce a ripercorrere la strada degli affetti familiari; da adulto mostrerà un atteggiamento ostile verso quella società non ancora preparata ad accoglierlo se non attraverso l'assimilazione. Lo stesso dicasi dei matrimoni misti in cui l'individuo esterno viene a rappresentare un elemento di disturbo se non riesce ad integrarsi. Il cardine della struttura sociale dei Rom e la famiglia patriarcale, dove il vecchio, considerato saggio, ne é rappresentante riconosciuto. Ci sono Rom che vengono esclusi per le loro pessime qualità morali, sono considerati "gavalé" e sono derisi e scherniti. I frequenti contatti all'interno del mondo romano hanno da sempre attivato una fitta rete di comunicazione interna che porta i Rom ad essere a1 corrente di ciò che accade a famiglie zingare anche molto distanti. I mass media rappresentano oggi, assieme alle organizzazioni tentacolari pseudo-zingare, la più grande minaccia all'esistenza dei Rom poiché infondono modelli di vita che allontanano i giovani dalla tradizione facendo allargare le maglie delle relazioni sociali e familiari, creando anche nuovi gusti e nuove esigenze che alterano l'etica romanès e che infondono nei Rom l'arrivismo e la necessità di possedere a tutti i costi il superfluo. Da qui le attività illecite. I Rom non preparati alla maniera dei caggé, cadono nel tranello. Cerchiamo ora di capire e di conoscere alcuni aspetti fondamentali della cultura e della vita dei Rom abruzzesi: la lingua, il sistema giuridico, la festa (fidanzamento e matrimonio), la morte.

La lingua
La lingua dei Rom abruzzesi detta "romanès" o "romaní ©hib" è strettamente imparentata con le lingue neo-indiane e conserva ancora fedelmente un gran numero di vocaboli di origine indiana. La lingua romani è arricchita di imprestiti persiani, armeni, greci, serbo-croati, di alcuni vocaboli tedeschi e di elementi dialettali dell'Italia centromeridionale a testimonianza dell'itinerario seguito dai Rom nel lungo cammino iniziato dal nord-ovest dell'India verso occidente.