8 febbraio 2010

GIOVENTU ITALIANA PRESENTE ALLA FIACCOLATA IN ONORE DEI MARTIRI DELLE FOIBE

Torino sabato 7 febbraio
Una nutrita delegazione di Gioventù Italiana (movimento giovanile de La Destra) ha partecipato al corteo-fiaccolata organizzato dall'Associazione Casa Pound in onore dei martiri delle foibe.
I nostri militanti si sono posizionati a metà corteo esponendo uno striscione che recitava "unica colpa: essere italiani!" in ricordo di tutti i nostri connazionali uccisi dalla follia e dalla violenza partigiana.
"La nostra comunità militante ha sempre onorato il "giorno del ricordo" delle vittime delle foibe con proprie iniziative. Quest'anno, invece, abbiamo deciso di aderire a questa grossa manifestazione piuttosto che organizzare autonomamente una nostra commemorazione, in segno di unità e con spirito di collaborazione" ha dichiarato il segretario provinciale di G.I. Valerio Ramini.
La manifestazione, silenziosa e partecipata da oltre 150 persone, si è conclusa presso la lapide di Corso Cincinato dove, dopo la deposizione di una corona di fiori, hanno preso la parola gli organizzatori di Casa Pound, Sergio Vatta dell'Associazione degli esuli istriano-dalmanti ed il nostro Segretario Regionale de La Destra Giuseppe Lonero.

5 febbraio 2010

GIOVENTU ITALIANA RICORDA I MARTIRI DELLE FOIBE

Molto probabilmente molti, al sentire pronunciare per la prima volta la parole “foibe” si saranno chiesti che cosa essa volesse dire e a quale realtà facesse riferimento. Forse nella mente dei migliori conoscitori della conformazione geologica del territorio italiano sarà tornato il ricordo di quelle voragini rocciose tanto diffuse nel territorio istriano, che appunto con questo nome vengono definite. Pochi solamente saranno stati coloro che invece avranno ricordato che, oltre ad solco nel terreno, la parola “foibe” ricorda anche una delle pagine più dolorose della nostra storia, una pagina destinata a lasciare nel cuore di ogni italiano un solco assai più profondo.
Le foibe sono, è vero, dei “solchi” nel terreno, appunto, delle voragini di roccia a forma di imbuto rovesciato profonde fino a 200 metri, risultato dell’erosione dovuta allo scorrere dei fiumi e dei torrenti, tanto numerosi nella regioni del nord-est della nostra penisola. E le foibe, nulla più di questo rimasero sino al 1943, data in cui, in seguito all’armistizio dell’8 settembre, esse iniziarono ad essere usate per assassinare, gettandoveli dentro, il maggior numero possibile di persone, ree di morte per essersi macchiate del terribile crimine di essere fascisti!
Fino al 1946, le bande di partigiani titini, assai spesso sostenute ed aiutate dalla formazioni partigiane italiane, continuarono a punire in questa maniera le loro vittime, dapprima limitandosi al territorio istriano, per poi passare, fiere del loro operato, all’intera regione di Trieste e della Venezia Giulia. Convinti che una semplice eliminazione fisica non fosse sufficiente per chi si era macchiato della disdicevole infamia di essere fascista (o anche solo italiano!), queste bande si prodigavano in modo da umiliare quanto più possibile le loro vittime, prima di ucciderle gettandole nelle foibe. È così, per questo spietato desiderio di oltraggiare coloro che il loro giudizio non considerava degni nemmeno d’esser uomini, che presero il via alcune delle più abominevoli pratiche di tortura che il nostro Paese abbia conosciuto. Di frequente le vittime, prima d’essere ammazzate, venivano fatte oggetto di una spasmodica caccia all’uomo e, una volta trovate, strappate alle loro famiglie, accecate, mutilate, evirati gli uomini, stuprate le donne, torturate, oltraggiate, tormentate e seviziate! Dopo questi supplizi i più erano fucilati e “infoibati”, ma non mancavano casi in cui essi erano legati col filo spinato insieme ad un cadavere, di uno sconosciuto o di un loro familiare che fosse, e gettati ancora vivi nei crepacci, a perire, nel migliore dei casi, per l’impatto della caduta, oppure a soffrire una lenta morte di fame e di stenti.
Aprendo il libro di scuola su cui avete studiato non troverete nulla su questo argomento. Esso è stato per decenni oscurato alla memoria degli italiani, perché vergognoso e sconvolgente aspetto di quella tanto idealizzata resistenza trionfalmente osannata dalla “cultura” italiana del dopoguerra. Per tanti anni il mondo è stato volutamente tenuto all’oscuro di questi eventi, così come si è fatto di tutto per insabbiare la memoria delle migliaia di persone che furono deportate nei campi di concentramento di numerose località della Jugoslavia. In sessant’anni pochi temerari hanno osato riportare alla luce le testimonianze raccolte su questi fatti. A decenni dai loro barbari assassini, un numero enorme, che mai sarà conosciuto, di vittime militari e civili, uomini, donne e bambini italiani, aspetta ancora la giustizia che gli è stata negata.
Non basta istituire una giornata della memoria, bisogna imparare dalla storia!

MAI PIÙ VIOLENZA! MAI PIÙ ANTIFASCISMO!
Antonio Giulianelli