29 giugno 2012

LA CRISI NON SI SUBISCE, SI COMBATTE!



La crisi non si subisce, si combatte.

Documento 2.0 per la militanza
Dal campo di Gioventù Italiana a TERNI

"Non v'è più bellezza, se non nella lotta "
"Ogni idea politica è un organismo vivo. I partiti sono quasi sempre destinati a diventare dei grandi cadaveri gloriosi "
(F. T. Marinetti)


Il clima politico che stiamo vivendo in Italia è assai mutevole e difficile da assecondare. Un movimento giovanile ha il DOVERE di interpretare gli eventi già prima che essi si concretizzino nella realtà.
Abbiamo assistito alla disgregazione del centro destra in meno di un anno di vita politica, senza che si riuscisse a catalizzare, su di noi, l'attenzione dell'ormai grande partito "di protesta" che si è consolidato in Italia.
Questo "movimento d'opinione", se così lo possiamo chiamare, è decisamente composto da tre categorie di genere: GIOVANI, DISOCCUPATI, Popolo della RETE. In altre occasioni li si potrebbe chiamare "gli indignati" ma sarebbe un termine troppo vago per poterli qualificare.
Va da se però che, queste categorie, hanno bisogno di una rappresentanza politica, anzi meglio, di una cultura politica che sappia dare delle risposte. Per ora ad essi si è proposto soltanto Grillo, che con 20 anni di martellamento, è riuscito a sfondare mediaticamente erigendosi a Leader contro l'attuale sistema.
Il suo vantaggio sta tutto nel non avere il peso di un partito, ma una struttura leggera che si è vista bene nel non farsi confondere, nell'immaginario collettivo, con le altre formazioni politiche ma che in realtà è più gerarchica e più ingessata di molti altri partiti. Più che un movimento nato dal basso è una organizzazione quasi religiosa, dove il capo è intoccabile e tutti ne seguono e ne professano le gesta.
Probabilmente questa analisi lo fa assomigliare più ad un Berlusconi della prima ora, e alla vecchia struttura di Forza Italia, che ad un vero leader e a un movimento di popolo.
Questo dimostra quanto sia importante avere una cultura di fare le cose, uno stile che possa contraddistinguerci, che vada oltre le persone e la loro sopravvivenza nello scenario politico.
Quando Berlusconi ha abbandonato la scialuppa il PDL è finito in rovina insieme al suo governo, quando Grillo si ritirerà o finirà in disgrazia pure lui, si porterà appresso anche ciò che ha tentato di creare.
Diversamente sarebbe se i nuovi movimenti nascessero da quello che dicevamo prima, una cultura che parta dalla militanza. Per essere più chiari: dobbiamo puntare tutto sui valori e sulle idee e non su un uomo che le possa rappresentare.
Esse hanno bisogno comunque di una struttura, di un raccoglitore in cui essere elaborate e diffuse, con una classe dirigente che ne diventi portavoce.
Bisogna fare in modo che le nostre idee vadano oltre il volere del singolo, una citazione fa sicuramente al caso nostro "io potrò anche morire ma le mie idee vivranno in eterno".
E' da queste considerazioni che dobbiamo ripartire. Dobbiamo comprendere che ci sono milioni di incazzati che non stanno attendendo un messia, ma una proposta alternativa a questo sistema.
Queste persone vogliono motti, vogliono programmi e hanno il bisogno di avere una bandiera, un vessillo che possa stare, fra le carezze del vento, al di sopra delle teste di chi le issa al cielo.
Il nostro partito ha deciso di seguire questa strada dettandosi dieci punti, che non hanno una singola firma, ma che sono la rappresentanza di una continuità ideale che oggi noi incarniamo.
Noi siamo per la Preferenza Nazionale perché da sempre siamo nazionalisti e non per pura opportunità del momento.
Noi siamo per la socializzazione degli utili e della partecipazione di impresa perché da sempre abbiamo professato la pacificazione sociale.
Noi siamo per la sovranità nazionale perché riconosciamo nei popoli il diritto di autodeterminarsi contro ogni struttura sovranazionale dedita alla speculazione.
E così potremmo continuare per ogni altro singolo punto. Il nostro modo di fare non deve essere quello dei sondaggisti, che consigliano ai politici cosa dire in base agli umori della popolazione, noi dobbiamo rispondere alle necessità del popolo con delle soluzioni che gli altri non possono proporre per il semplice fatto che esse non gli appartengono. Tutto questo per dire che le risposte che dobbiamo dare stanno nella nostra storia e in quello che ci ha lasciato. A noi tocca sapere raccogliere il testimone e organizzare le battaglie perché queste idee diventino la risposta a tutte le crisi. La crisi del Lavoro, dell'economia, ma anche, e soprattutto, la crisi dei valori, dell'etica, dello stato sociale, del costume, della cultura, la crisi della scuola, della famiglia, dell'età, della vita in generis.
Solitamente quando si parla di crisi si pensa subito a quella economica, ma essa non è altro che la conseguenza di altre crisi, fra cui, la prima, quella della moralità.
Se la moralità fosse forte non si permetterebbe ad un primo ministro di svendere le ricchezze di un Paese a dei gruppi lobbistici. Se la moralità fosse inattaccabile non si permetterebbe ad una banca di truffare milioni di persone senza che nessuno paghi le conseguenze. Se la moralità fosse decisa e ben delimitata non si permetterebbe all'alta finanza di decidere le sorti di intere Nazioni come se fossero pedine sul proprio scacchiere economico.
E' la MORALIZZAZIONE il primo punto che dobbiamo conseguire e su questa si deve basare ogni evento che vorremo organizzare, ogni manifestazione, presidio, sussidiario e documento.
Dobbiamo essere il movimento dei GIUSTI, di quelli che amano la legalità, che presidiano le fabbriche con chi perde il lavoro, che manifestano contro le banche e ne denunciano i metodi, dobbiamo essere quelli che stanno con il fiato sul collo alle amministrazioni locali, alle regioni, leggendone le delibere e controllandone gli impegni.
Il nostro movimento giovanile non deve fermarsi all'essere anticamera del partito, per chi non ha ancora i dati anagrafici necessari per aderirvi, ma essere scuola di formazione e braccio militante del partito stesso.
Non certo il partito dei piccoli, ma il movimento per chi sta condividendo una "dottrina" politica e cerca di attuarla accompagnandosi con i suoi coetanei.
Le battaglie le conosciamo, perché essere sono quelle che il partito già ha dettato nei 10 punti programmatici. Ora dobbiamo metterle in pratica da domani, lanciando iniziative nazionali che possano essere portate a compimento senza dover ricorrere a spese inutili.
Battiamoci in ogni città con i temi comuni, in manifestazioni da svolgere tutti insieme in singoli fine settimana. Iniziamo dal diritto alla Casa, con dei tour nel quartieri popolari dei nostri territori. Proseguiamo con i presidi da fare davanti alle maggiori banche, spiegando con opuscoli come funziona il sistema bancario e monetario ai loro clienti. Andiamo davanti agli uffici di collocamento denunciando la precarietà dei giovani e il diritto ad un lavoro per chi lo merita, contro le società del lavoro interinale e i contratti a chiamata eterni che non ci danno nessuna sicurezza e nessuna aspettativa.
Iniziamo dalle scuole diffondendo degli opuscoli, anche fotocopiati, dei nostri dieci punti. Abbiamo tutta l'estate per poteri preparare, non periamo altro tempo.
Manifestiamo da subito in ogni regione d'Italia, sotto la sede del consiglio regionale per proporre mutuo sociale e preferenza agli italiani nell'assegnazione di asili e di alloggi di edilizia popolare. Sono le regioni che dettano le regole su questi punti, andiamo a farci sentire.
Ma oltre alle singole manifestazioni devono seguire anche i comunicati, che faremo uno per tutti in modo da essere eterogenei in tutta Italia. Poi i siti internet: sarebbe ideale farne uno per ogni singolo punto, per concentrare meglio l'attenzione sulle tematiche senza correre il rischio di sfociare nella cacofonia.
Una commissione permanente di lavoro, in cui ogni componente si occupi del singolo settore, non come dirigente dello stesso, ma come primo organizzatore operativo.
Dobbiamo riformarci e darci una linea, comune a tutti, senza strade parallele o fasi alterne. Dobbiamo processare gli eventi ed essere più veloci di loro, per non farci sorprendere. Abbiamo detto all'inizio che il centro destra è crollato in pochi mesi, senza che noi riuscissimo a essere pronti a cogliere l'occasione. E nell'insegnamento dei futuristi (termine di cui ci dobbiamo riappropriare),  che dobbiamo prendere esempio, perché essi compresero che questi secoli sarebbero stati nell'insegna della continua mutazione, del repentino cambiamento.
Quando giungiamo dinanzi ad uno sconvolgimento non facciamoci traumatizzare, ma cerchiamo il modo di contestualizzare, in quel momento, le nostre battaglie.
In questo momento di difficoltà economiche dobbiamo quindi dare un segnale forte al paese, dimostrandoci come un movimento che sa interpretare le esigenze della popolazione. Se l'Europa chiede a noi sacrifici, licenziamenti, tasse, tagli al sociale, ed espropri alle ricchezze del paese, noi non possiamo badare alla mediazione e all'incertezza. Dobbiamo rispondere con tono e far capire ai capi di stato europei che se queste sono le condizioni, in Italia, si può creare un movimento che rimandi al mittente il cappio con cui vogliono farci impiccare, chiedendo l'immediata uscita dall'Euro e dal suo sistema perverso di riscossione del debito.
Approfondiremo questo tema nelle prossime settimane, dando anche delle risposte alle possibili soluzioni che possiamo mettere in campo, alternative alla moneta unica.

Gianni Musetti
Segretario Nazionale Gioventù Italiana

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