La crisi non si subisce, si combatte.
Documento 2.0 per la militanza
Dal campo di Gioventù Italiana a TERNI
"Non v'è più
bellezza, se non nella lotta "
"Ogni idea
politica è un organismo vivo. I partiti sono quasi sempre destinati a diventare
dei grandi cadaveri gloriosi "
(F. T. Marinetti)
Il clima politico che stiamo
vivendo in Italia è assai mutevole e difficile da assecondare. Un movimento
giovanile ha il DOVERE di interpretare gli eventi già prima che essi si
concretizzino nella realtà.
Abbiamo assistito alla
disgregazione del centro destra in meno di un anno di vita politica, senza che
si riuscisse a catalizzare, su di noi, l'attenzione dell'ormai grande partito
"di protesta" che si è consolidato in Italia.
Questo "movimento
d'opinione", se così lo possiamo chiamare, è decisamente composto da tre
categorie di genere: GIOVANI, DISOCCUPATI, Popolo della RETE. In altre
occasioni li si potrebbe chiamare "gli indignati" ma sarebbe un
termine troppo vago per poterli qualificare.
Va da se però che, queste
categorie, hanno bisogno di una rappresentanza politica, anzi meglio, di una
cultura politica che sappia dare delle risposte. Per ora ad essi si è proposto
soltanto Grillo, che con 20 anni di martellamento, è riuscito a sfondare
mediaticamente erigendosi a Leader contro l'attuale sistema.
Il suo vantaggio sta tutto nel
non avere il peso di un partito, ma una struttura leggera che si è vista bene
nel non farsi confondere, nell'immaginario collettivo, con le altre formazioni
politiche ma che in realtà è più gerarchica e più ingessata di molti altri
partiti. Più che un movimento nato dal basso è una organizzazione quasi
religiosa, dove il capo è intoccabile e tutti ne seguono e ne professano le
gesta.
Probabilmente questa analisi lo
fa assomigliare più ad un Berlusconi della prima ora, e alla vecchia struttura
di Forza Italia, che ad un vero leader e a un movimento di popolo.
Questo dimostra quanto sia
importante avere una cultura di fare le cose, uno stile che possa
contraddistinguerci, che vada oltre le persone e la loro sopravvivenza nello
scenario politico.
Quando Berlusconi ha abbandonato
la scialuppa il PDL è finito in rovina insieme al suo governo, quando Grillo si
ritirerà o finirà in disgrazia pure lui, si porterà appresso anche ciò che ha
tentato di creare.
Diversamente sarebbe se i nuovi movimenti
nascessero da quello che dicevamo prima, una cultura che parta dalla militanza.
Per essere più chiari: dobbiamo puntare tutto sui valori e sulle idee e non su
un uomo che le possa rappresentare.
Esse hanno bisogno comunque di
una struttura, di un raccoglitore in cui essere elaborate e diffuse, con una
classe dirigente che ne diventi portavoce.
Bisogna fare in modo che le
nostre idee vadano oltre il volere del singolo, una citazione fa sicuramente al
caso nostro "io potrò anche morire ma le mie idee vivranno in
eterno".
E' da queste considerazioni che
dobbiamo ripartire. Dobbiamo comprendere che ci sono milioni di incazzati che
non stanno attendendo un messia, ma una proposta alternativa a questo sistema.
Queste persone vogliono motti,
vogliono programmi e hanno il bisogno di avere una bandiera, un vessillo che
possa stare, fra le carezze del vento, al di sopra delle teste di chi le issa
al cielo.
Il nostro partito ha deciso di
seguire questa strada dettandosi dieci punti, che non hanno una singola firma,
ma che sono la rappresentanza di una continuità ideale che oggi noi incarniamo.
Noi siamo per la Preferenza
Nazionale perché da sempre siamo nazionalisti e non per pura opportunità del
momento.
Noi siamo per la socializzazione
degli utili e della partecipazione di impresa perché da sempre abbiamo
professato la pacificazione sociale.
Noi siamo per la sovranità
nazionale perché riconosciamo nei popoli il diritto di autodeterminarsi contro
ogni struttura sovranazionale dedita alla speculazione.
E così potremmo continuare per
ogni altro singolo punto. Il nostro modo di fare non deve essere quello dei
sondaggisti, che consigliano ai politici cosa dire in base agli umori della
popolazione, noi dobbiamo rispondere alle necessità del popolo con delle
soluzioni che gli altri non possono proporre per il semplice fatto che esse non
gli appartengono. Tutto questo per dire che le risposte che dobbiamo dare
stanno nella nostra storia e in quello che ci ha lasciato. A noi tocca sapere
raccogliere il testimone e organizzare le battaglie perché queste idee
diventino la risposta a tutte le crisi. La crisi del Lavoro, dell'economia, ma
anche, e soprattutto, la crisi dei valori, dell'etica, dello stato sociale, del
costume, della cultura, la crisi della scuola, della famiglia, dell'età, della
vita in generis.
Solitamente quando si parla di
crisi si pensa subito a quella economica, ma essa non è altro che la
conseguenza di altre crisi, fra cui, la prima, quella della moralità.
Se la moralità fosse forte non si
permetterebbe ad un primo ministro di svendere le ricchezze di un Paese a dei
gruppi lobbistici. Se la moralità fosse inattaccabile non si permetterebbe ad
una banca di truffare milioni di persone senza che nessuno paghi le
conseguenze. Se la moralità fosse decisa e ben delimitata non si permetterebbe
all'alta finanza di decidere le sorti di intere Nazioni come se fossero pedine
sul proprio scacchiere economico.
E' la MORALIZZAZIONE il primo
punto che dobbiamo conseguire e su questa si deve basare ogni evento che
vorremo organizzare, ogni manifestazione, presidio, sussidiario e documento.
Dobbiamo essere il movimento dei
GIUSTI, di quelli che amano la legalità, che presidiano le fabbriche con chi
perde il lavoro, che manifestano contro le banche e ne denunciano i metodi, dobbiamo
essere quelli che stanno con il fiato sul collo alle amministrazioni locali,
alle regioni, leggendone le delibere e controllandone gli impegni.
Il nostro movimento giovanile non
deve fermarsi all'essere anticamera del partito, per chi non ha ancora i dati
anagrafici necessari per aderirvi, ma essere scuola di formazione e braccio
militante del partito stesso.
Non certo il partito dei piccoli,
ma il movimento per chi sta condividendo una "dottrina" politica e
cerca di attuarla accompagnandosi con i suoi coetanei.
Le battaglie le conosciamo,
perché essere sono quelle che il partito già ha dettato nei 10 punti
programmatici. Ora dobbiamo metterle in pratica da domani, lanciando iniziative
nazionali che possano essere portate a compimento senza dover ricorrere a spese
inutili.
Battiamoci in ogni città con i
temi comuni, in manifestazioni da svolgere tutti insieme in singoli fine
settimana. Iniziamo dal diritto alla Casa, con dei tour nel quartieri popolari
dei nostri territori. Proseguiamo con i presidi da fare davanti alle maggiori
banche, spiegando con opuscoli come funziona il sistema bancario e monetario ai
loro clienti. Andiamo davanti agli uffici di collocamento denunciando la
precarietà dei giovani e il diritto ad un lavoro per chi lo merita, contro le
società del lavoro interinale e i contratti a chiamata eterni che non ci danno
nessuna sicurezza e nessuna aspettativa.
Iniziamo dalle scuole diffondendo
degli opuscoli, anche fotocopiati, dei nostri dieci punti. Abbiamo tutta
l'estate per poteri preparare, non periamo altro tempo.
Manifestiamo da subito in ogni
regione d'Italia, sotto la sede del consiglio regionale per proporre mutuo
sociale e preferenza agli italiani nell'assegnazione di asili e di alloggi di
edilizia popolare. Sono le regioni che dettano le regole su questi punti,
andiamo a farci sentire.
Ma oltre alle singole
manifestazioni devono seguire anche i comunicati, che faremo uno per tutti in
modo da essere eterogenei in tutta Italia. Poi i siti internet: sarebbe ideale
farne uno per ogni singolo punto, per concentrare meglio l'attenzione sulle
tematiche senza correre il rischio di sfociare nella cacofonia.
Una commissione permanente di
lavoro, in cui ogni componente si occupi del singolo settore, non come
dirigente dello stesso, ma come primo organizzatore operativo.
Dobbiamo riformarci e darci una
linea, comune a tutti, senza strade parallele o fasi alterne. Dobbiamo
processare gli eventi ed essere più veloci di loro, per non farci sorprendere.
Abbiamo detto all'inizio che il centro destra è crollato in pochi mesi, senza
che noi riuscissimo a essere pronti a cogliere l'occasione. E nell'insegnamento
dei futuristi (termine di cui ci dobbiamo riappropriare), che dobbiamo prendere esempio, perché essi
compresero che questi secoli sarebbero stati nell'insegna della continua
mutazione, del repentino cambiamento.
Quando giungiamo dinanzi ad uno
sconvolgimento non facciamoci traumatizzare, ma cerchiamo il modo di
contestualizzare, in quel momento, le nostre battaglie.
In questo momento di difficoltà
economiche dobbiamo quindi dare un segnale forte al paese, dimostrandoci come
un movimento che sa interpretare le esigenze della popolazione. Se l'Europa
chiede a noi sacrifici, licenziamenti, tasse, tagli al sociale, ed espropri
alle ricchezze del paese, noi non possiamo badare alla mediazione e
all'incertezza. Dobbiamo rispondere con tono e far capire ai capi di stato europei
che se queste sono le condizioni, in Italia, si può creare un movimento che
rimandi al mittente il cappio con cui vogliono farci impiccare, chiedendo
l'immediata uscita dall'Euro e dal suo sistema perverso di riscossione del
debito.
Approfondiremo questo tema nelle
prossime settimane, dando anche delle risposte alle possibili soluzioni che
possiamo mettere in campo, alternative alla moneta unica.
Gianni Musetti
Segretario Nazionale Gioventù Italiana