Tenetevi forte: in Europa è in corso una rivoluzione da ormai due anni.
No,
non sto parlando dell'Iphone5, né mi confondo con il nord Africa.
Faccio riferimento a un piccolo Paese, una terra così calma e solitaria
da risultare priva di ogni potenziale sospetto: l'Islanda. Già, la
pacifica Islanda, che giunge alle cronache solo per qualche eruzione
vulcanica e della quale ci ricordiamo solo quando vediamo qualche
documentario televisivo sui geyser.
Tramite moti pacifici e
decisamente non eterodiretti da qualche potenza straniera oligarchica
(come invece chiaramente successo in nord Africa e Medio Oriente), il
Governo è stato forzatamente fatto dimettere, dopodiché si è partiti con
la nazionalizzazione delle principali banche, con la decisione di non
pagare i debiti statali con Gran Bretagna e Olanda, a causa delle loro
scorrettezze finanziarie, e con la redazione di una nuova costituzione
da parte di un'assemblea popolare costituente.
E questa non la
chiamate rivoluzione? Lo è decisamente, ma a quanto pare la notizia "non
interessa" ai media nostrani ed occidentali. Forse perché rischierebbe
di risvegliare troppi cervelli assopiti? Forse perché censurata? Forse
perché troppo scomoda? Molto probabile, ma dopotutto queste sono le
regole della "democrazia" dei mass media, la mediacrazia, sempre pronta a
lustrare copiosamente le scarpe del potentato di turno.
In
Islanda tutto iniziò nel 2008, quando il governo allora in carica fu
costretto a dimettersi a seguito della crisi economica internazionale,
che aveva portato il Paese alla bancarotta.
I successori impongono
alla popolazione una tassa del 5,5% per pagare i 3.500 milioni di
debito nei confronti di Olanda e Gran Bretagna: la legge viene portata
al referendum, che la boccia senza appello, con uno schiacciante 93%. E'
la vittoria del cittadino nei confronti dei giochi sporchi della
finanza internazionale, che strozza i popoli e le nazioni. Il FMI (fondo
monetario internazionale) di tutta risposta congela gli aiuti economici
all'Islanda, che erano stati chiesti dal governo precedente.
In
Islanda però partono le indagini, predisposte dal governo stesso, per
identificare i responsabili della crisi: vengono emessi numerosi mandati
di cattura nei confronti di banchieri e top-menager, e l'Interpool
spicca un ordine di arresto contro Sigurdur Einarsson, l'ex presidente
di una delle due banche principali del Paese, la Kaupthing.
Dal
febbraio scorso l'assemblea costituente è al lavoro per la creazione
della nuova costituzione, che porrà al centro la sovranità popolare.
Contemporaneamente, in Islanda si parla della creazione della "Icelandic
Modern Media Initiative", una vera e propria "campana di vetro" che
proteggerebbe libera informazione, giornalisti, internet providers
giornalistici di tutto il mondo, per rendere il Paese un rifugio sicuro
per ogni tipo di fonte di libera informazione. E di fronte anche a
questa notizia, ve lo garantisco, c'è chi trema.
Gianni Musetti
Segretario Nazionale di GIOVENTU' ITALIANA con La DESTRA
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